Articolo estratto dal libro "Liberi dal Sistema - La Guida per Cambiare il Mondo Partendo da Sè" di Enrico Caldari.
Oltre alla storia di Tesla, va ricordata anche quella di un altro ricercatore poco noto, che scoprì un’altra forma di energia gratuita e sempre disponibile e trovò anche il modo di utilizzarla per fini terapeutici. Il personaggio in questione è Willhelm Reich, ricercatore austriaco nato alla fine del diciannovesimo secolo e allievo di Sigmund Freud.
Reich iniziò la sua carriera professionale interessandosi in modo particolare alla sfera sessuale. Scrisse saggi per spiegare come, nella società contemporanea, la sfera sessuale fosse stata repressa dai sistemi di potere dittatoriali o di controllo, e come tale repressione abbia avuto dei risvolti concreti nel nostro vivere quotidiano.
Tuttavia, mentre era impegnato in tali «scomode» ricerche, Reich fu costretto a emigrare negli Stati Uniti. E nel Nuovo Continente lo psicologo cominciò a sviluppare altri interessi, legati al mondo dell’energia. Infatti scoprì che esiste una sorta di energia che pervade tutto l’universo e che non viene in alcun modo considerata dalle teorie della Fisica studiate fino ad allora (essendo quindi in accordo con le teorie di Tesla, ad esempio, anch’esse in contraddizione con quelle accettate in ambito accademico).
Reich si spinse oltre: dopo aver sviluppato dei macchinari appropriati, riuscì a dimostrare che tale energia poteva essere accumulata, raccolta e utilizzata per diversi fini. Desideroso di mostrare al mondo la sua scoperta, Reich invitò Albert Einstein nel suo studio per mostrargli quello che nel frattempo aveva costruito: una specie di scatola realizzata con materiali relativamente poveri (lana di vetro, isolanti, metallo, legno) dentro alla quale era possibile fare salire la temperatura ambientale e dimostrare allo stesso tempo una sensibile variazione dello stato delle condizioni interne al macchinario, il che dimostrava l’esistenza di una forma di energia accumulata proprio all’interno della scatola.
Einstein, stupito della scoperta, sul momento ne confermò la veridicità, salvo poi cambiare idea qualche tempo più tardi: probabilmente lo scienziato tedesco non volle esporsi in prima persona a tutte le conseguenze che una scoperta del genere avrebbe portato.
Ma Reich non si perse d’animo: era così convinto dei benefici della sua scoperta che scrisse vari saggi e condusse diversi esperimenti.
«Accumulatore orgonico» fu il nome che Reich diede alla scatola da lui inventata, all’interno della quale riusciva ad accumulare l’energia dell’universo. Quella stessa energia fu ribattezzata dal ricercatore con il termine «Orgone» o «Energia Orgonica». Il nome era un omaggio e un’allusione all’orgasmo, che per Reich rappresentava il momento massimo di energia, di piacere e di significato nella vita di ogni essere vivente. Si dice che inizialmente Reich avrebbe voluto utilizzare addirittura il termine «Energia Orgasmica» e anche Woody Allen ci scherzò su, in un film del 1973 intitolato Sleeper («Il dormiglione»), ispirandosi alle invenzioni di Reich per il suo «Orgasmatron», una cabina simile all’accumulatore orgonico.
Reich cominciò a utilizzare l’energia orgonica per fini terapeutici. Faceva sedere i suoi pazienti all’interno della «cabina», li esponeva a una dose di questa leggera energia e il loro organismo ne traeva subito benefici. Reich riuscì così a guarire in modo non invasivo anche malattie difficili, semplicemente accumulando energia dall’universo. La sua fama si sparse ben presto, fino a infastidire qualche lobby più forte. E così dal 1947 in avanti cominciarono a uscire articoli sulla stampa statunitense con lo scopo di ridicolizzare, accusare e screditare il ricercatore. Una delle maggiori accuse rivolte all’ex psicologo fu quella di utilizzare il macchinario per dei «giochi sessuali» con i suoi pazienti (oltre ad altre infondate accuse quali quella di gestire un giro di prostituzione). Diversi di questi articoli furono portati alla Food and Drug Administration (FDA), l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici e che dipende direttamente dal Dipartimento della Salute degli Stati Uniti. L’FDA promosse quindi un’indagine, per accertarsi di ciò che stava accadendo. Gli ispettori dell’ente ispezionarono lo studio di Reich, ma non vi trovarono nulla di compromettente. Le indagini presero quindi una piega diversa: fallito il tentativo di screditare Reich sul piano professionale, cercarono di negare l’effettiva efficacia delle sue tecniche di guarigione, nonostante le numerose testimonianze dei suoi pazienti. L’FDA era infatti in stretto contatto con le aziende farmarceutiche statunitensi, il cui interesse era tutt’altro che trovare una cura semplice e «non farmacologica» alle malattie.
Secondo James DeMeo, autore del libro Il manuale dell’accumulatore orgonico, la FDA spese qualcosa come 10 milioni di dollari pubblici (che aggiornati al valore attuale sarebbero molti di più) per screditare le tecniche di Reich. DeMeo cita anche una lettera che ricevette personalmente dal figlio del fisico Kurt Lion, che ai tempi lavorava all’interno del MIT (Massachusetts Institute of Technology), il quale, nella stessa lettera, affermava che a suo padre fu chiesto dall’FDA di «dimostrare che la scatola [orgonica] era solo una scatola e che il dottor Reich era un truffatore». Questa era una richiesta ben diversa dal chiedere di «investigare in modo onesto su quale fosse la vera funzione dell’accumulatore orgonico».
Alla fine l’FDA riuscì a far dimostrare ciò che voleva che si dimostrasse: che Reich era un ciarlatano, e pertanto andava denuciato e processato. Il ricercatore si rifiutò di presentarsi al processo, offeso e convinto della veridicità delle proprie scoperte. E come finì la storia? L’FDA ottenne l’approvazione da parte del tribunale distrettuale di Portland di un’ordinanza, datata 19 marzo 1954, nella quale si legge: «Divieto di vendita di tutti i materiali pubblicitari dell’energia orgonica e ordine che vengano distrutti».
E infatti tutti i libri di Reich sull’energia orgonica, così come tutti quelli scritti da altri scienziati che, nel frattempo, ne avevano parlato, vennero mandati al rogo, intesi come «materiale pubblicitario». Era il 1956 (non il Medioevo). Ben 6 tonnellate di materiale scientifico frutto di una vita di studi e di ricerche vennero gettate tra le fiamme dell’inceneritore di Gansevoort, a New York. Libri, macchinari, invenzioni, articoli di giornale, appunti e fotografie degli esperimenti di laboratorio vennero fatti sparire per sempre.
Ma com’era andata davvero? Dopo il primo processo, Reich si ritirò a vita privata, ma intanto continuò a portare avanti le sue ricerche in ambito energetico. Cominciò a lavorare sui fenomeni atmosferici e fece nuovi esperimenti sulla climatologia.
Creò un macchinario che poteva attrarre o respingere le nuvole e far piovere o far splendere il sole a suo piacimento. Siamo nel 1951. In quello stesso anno, però, un suo assistente fece qualcosa che non avrebbe dovuto fare: dopo aver salvato alcune copie del libro del suo maestro, che descrivevano i principi e le applicazioni dell’accumulatore orgonico, provò a spedirle in Europa in modo clandestino. Purtroppo le copie furono intercettate appena varcato il confine dello Stato del Maine, e così Reich venne citato in un secondo processo e fu condannato al carcere. Qualche anno dopo, nel 1956, poco prima della sua scarcerazione, il dottor Reich morì improvvisamente e inspiegabilmente. Il suo assistente, che era stato incarcerato con lui, in preda alla depressione e a (comprensibili) manie di persecuzione, si suicidò non appena apprese la notizia.
E l’accumulatore orgonico venne dimenticato per anni. Curioso che, anziché la comunità scientifica, fu una cantantautrice britannica, Kate Bush, a rendere omaggio a Reich nel 1985 con il brano Cloudbusting («scacciare le nuvole»), nel cui videoclip è Donald Sutherland a interpretare lo scienziato intento a sperimentare il macchinario per controllare la pioggia, prima che gli «uomini in nero» facciano irruzione nel suo laboratorio per arrestarlo... Cercatelo in rete, è uno splendido video.
Evidentemente il Sistema non ha alcuna intenzione di promuovere ogni tipo di innovazione che potrebbe rendere più indipendente il singolo cittadino. E così, tra le pagine de Il manuale dell’accumulatore orgonico, si legge: «La scoperta dell’orgone è molto più al sicuro nelle mani del cittadino medio che nelle mani di politici, accademie delle scienze o organizzazioni mediche di svariato genere. [...] Come la luce del Sole, l’aria e l’acqua, l’energia orgonica è parte della natura che esiste ovunque e deve essere disponibile a tutti, libera dal controllo e da regolamentazioni restrittive, non è brevettabile e non può essere controllata da alcun individuo singolo o corporazione».
Quante scoperte che avrebbero rivoluzionato, semplificato o migliorato il nostro stile di vita sono state affossate? Quanti scienziati sono stati dimenticati e di quanti non è stato valorizzato il lavoro? Quanti sono stati accusati di «cialtroneria» o «ciarlataneria», attaccati per il loro stile, il loro abbigliamento, la loro igiene personale, o chissà cos’altro, piuttosto che seriamente considerati per le loro idee? O peggio ancora messi «al rogo» o fatti sparire per sempre, insieme alle loro scoperte?
Mentre Reich sperimentava macchinari per modificare il clima, anche in Italia c’era qualcuno che faceva qualcosa di simile. Sto parlando di Pierluigi Ighina. Allievo di Guglielmo Marconi, da giovane si interessò allo studio della natura, delle forze motrici e dell’elettromagnetismo. Le sue ricerche lo portarono a delineare il concetto di ritmo magnetico Sole/Terra e alla scoperta di quello che lo stesso Ighina chiamava «atomo magnetico». Secondo Ighina, al centro del sole vi sarebbe un cuore magnetico che pulsa al ritmo del cuore umano. Ighina riteneva che, tramite l’applicazione della «filosofia della spirale», si sarebbe potuta migliorare la vita dell’uomo attraverso la costruzione di «artefatti elettromagnetici». E difatti egli stesso presentò diverse invenzioni, per mezzo delle quali sarebbe stato possibile rigenerare cellule morte, allontanare i terremoti (progettò una «valvola antisismica») e allontanare o avvicinare le nuvole (come faceva Reich).
Molti testimoni riportano che Ighina, vivendo vicino a Imola ed essendo infastidito dal rombo dei motori delle Formula Uno, durante il Gran Premio attivava di proposito il suo macchinario per procurare precipitazioni atmosferiche. E così, dopo pochi giri dal via, i piloti erano costretti a fermarsi ai box e a sostituire le gomme, a danno dello spettacolo e della gara.
Altri ricordano anche di un terremoto che coinvolse le zone del modenese, ma che non investì la vicinissima città di Imola, dove Ighina viveva e dove aveva installato la sua «valvola antisismica». Ighina, però, a differenza di Tesla, cercò sempre di evitare il clamore della stampa, portando avanti i suoi esperimenti e le sue ricerche in modo appartato, e non brevettò mai le sue apparecchiature, né tentò di ricavarne un profitto. Forse fu questo il motivo per cui riuscì a vivere oltre i novant’anni e a morire di vecchiaia. Ma anche le sue scoperte vennero dimenticate.
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Oltre alla storia di Tesla, va ricordata anche quella di un altro ricercatore poco noto, che scoprì un’altra forma di energia gratuita e sempre disponibile e trovò anche il modo di utilizzarla per fini terapeutici. Il personaggio in questione è Willhelm Reich, ricercatore austriaco nato alla fine del diciannovesimo secolo e allievo di Sigmund Freud.
Reich iniziò la sua carriera professionale interessandosi in modo particolare alla sfera sessuale. Scrisse saggi per spiegare come, nella società contemporanea, la sfera sessuale fosse stata repressa dai sistemi di potere dittatoriali o di controllo, e come tale repressione abbia avuto dei risvolti concreti nel nostro vivere quotidiano.
Tuttavia, mentre era impegnato in tali «scomode» ricerche, Reich fu costretto a emigrare negli Stati Uniti. E nel Nuovo Continente lo psicologo cominciò a sviluppare altri interessi, legati al mondo dell’energia. Infatti scoprì che esiste una sorta di energia che pervade tutto l’universo e che non viene in alcun modo considerata dalle teorie della Fisica studiate fino ad allora (essendo quindi in accordo con le teorie di Tesla, ad esempio, anch’esse in contraddizione con quelle accettate in ambito accademico).
Reich si spinse oltre: dopo aver sviluppato dei macchinari appropriati, riuscì a dimostrare che tale energia poteva essere accumulata, raccolta e utilizzata per diversi fini. Desideroso di mostrare al mondo la sua scoperta, Reich invitò Albert Einstein nel suo studio per mostrargli quello che nel frattempo aveva costruito: una specie di scatola realizzata con materiali relativamente poveri (lana di vetro, isolanti, metallo, legno) dentro alla quale era possibile fare salire la temperatura ambientale e dimostrare allo stesso tempo una sensibile variazione dello stato delle condizioni interne al macchinario, il che dimostrava l’esistenza di una forma di energia accumulata proprio all’interno della scatola.
Einstein, stupito della scoperta, sul momento ne confermò la veridicità, salvo poi cambiare idea qualche tempo più tardi: probabilmente lo scienziato tedesco non volle esporsi in prima persona a tutte le conseguenze che una scoperta del genere avrebbe portato.
Ma Reich non si perse d’animo: era così convinto dei benefici della sua scoperta che scrisse vari saggi e condusse diversi esperimenti.
«Accumulatore orgonico» fu il nome che Reich diede alla scatola da lui inventata, all’interno della quale riusciva ad accumulare l’energia dell’universo. Quella stessa energia fu ribattezzata dal ricercatore con il termine «Orgone» o «Energia Orgonica». Il nome era un omaggio e un’allusione all’orgasmo, che per Reich rappresentava il momento massimo di energia, di piacere e di significato nella vita di ogni essere vivente. Si dice che inizialmente Reich avrebbe voluto utilizzare addirittura il termine «Energia Orgasmica» e anche Woody Allen ci scherzò su, in un film del 1973 intitolato Sleeper («Il dormiglione»), ispirandosi alle invenzioni di Reich per il suo «Orgasmatron», una cabina simile all’accumulatore orgonico.
Reich cominciò a utilizzare l’energia orgonica per fini terapeutici. Faceva sedere i suoi pazienti all’interno della «cabina», li esponeva a una dose di questa leggera energia e il loro organismo ne traeva subito benefici. Reich riuscì così a guarire in modo non invasivo anche malattie difficili, semplicemente accumulando energia dall’universo. La sua fama si sparse ben presto, fino a infastidire qualche lobby più forte. E così dal 1947 in avanti cominciarono a uscire articoli sulla stampa statunitense con lo scopo di ridicolizzare, accusare e screditare il ricercatore. Una delle maggiori accuse rivolte all’ex psicologo fu quella di utilizzare il macchinario per dei «giochi sessuali» con i suoi pazienti (oltre ad altre infondate accuse quali quella di gestire un giro di prostituzione). Diversi di questi articoli furono portati alla Food and Drug Administration (FDA), l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici e che dipende direttamente dal Dipartimento della Salute degli Stati Uniti. L’FDA promosse quindi un’indagine, per accertarsi di ciò che stava accadendo. Gli ispettori dell’ente ispezionarono lo studio di Reich, ma non vi trovarono nulla di compromettente. Le indagini presero quindi una piega diversa: fallito il tentativo di screditare Reich sul piano professionale, cercarono di negare l’effettiva efficacia delle sue tecniche di guarigione, nonostante le numerose testimonianze dei suoi pazienti. L’FDA era infatti in stretto contatto con le aziende farmarceutiche statunitensi, il cui interesse era tutt’altro che trovare una cura semplice e «non farmacologica» alle malattie.
Secondo James DeMeo, autore del libro Il manuale dell’accumulatore orgonico, la FDA spese qualcosa come 10 milioni di dollari pubblici (che aggiornati al valore attuale sarebbero molti di più) per screditare le tecniche di Reich. DeMeo cita anche una lettera che ricevette personalmente dal figlio del fisico Kurt Lion, che ai tempi lavorava all’interno del MIT (Massachusetts Institute of Technology), il quale, nella stessa lettera, affermava che a suo padre fu chiesto dall’FDA di «dimostrare che la scatola [orgonica] era solo una scatola e che il dottor Reich era un truffatore». Questa era una richiesta ben diversa dal chiedere di «investigare in modo onesto su quale fosse la vera funzione dell’accumulatore orgonico».
Alla fine l’FDA riuscì a far dimostrare ciò che voleva che si dimostrasse: che Reich era un ciarlatano, e pertanto andava denuciato e processato. Il ricercatore si rifiutò di presentarsi al processo, offeso e convinto della veridicità delle proprie scoperte. E come finì la storia? L’FDA ottenne l’approvazione da parte del tribunale distrettuale di Portland di un’ordinanza, datata 19 marzo 1954, nella quale si legge: «Divieto di vendita di tutti i materiali pubblicitari dell’energia orgonica e ordine che vengano distrutti».
E infatti tutti i libri di Reich sull’energia orgonica, così come tutti quelli scritti da altri scienziati che, nel frattempo, ne avevano parlato, vennero mandati al rogo, intesi come «materiale pubblicitario». Era il 1956 (non il Medioevo). Ben 6 tonnellate di materiale scientifico frutto di una vita di studi e di ricerche vennero gettate tra le fiamme dell’inceneritore di Gansevoort, a New York. Libri, macchinari, invenzioni, articoli di giornale, appunti e fotografie degli esperimenti di laboratorio vennero fatti sparire per sempre.
Ma com’era andata davvero? Dopo il primo processo, Reich si ritirò a vita privata, ma intanto continuò a portare avanti le sue ricerche in ambito energetico. Cominciò a lavorare sui fenomeni atmosferici e fece nuovi esperimenti sulla climatologia.
Creò un macchinario che poteva attrarre o respingere le nuvole e far piovere o far splendere il sole a suo piacimento. Siamo nel 1951. In quello stesso anno, però, un suo assistente fece qualcosa che non avrebbe dovuto fare: dopo aver salvato alcune copie del libro del suo maestro, che descrivevano i principi e le applicazioni dell’accumulatore orgonico, provò a spedirle in Europa in modo clandestino. Purtroppo le copie furono intercettate appena varcato il confine dello Stato del Maine, e così Reich venne citato in un secondo processo e fu condannato al carcere. Qualche anno dopo, nel 1956, poco prima della sua scarcerazione, il dottor Reich morì improvvisamente e inspiegabilmente. Il suo assistente, che era stato incarcerato con lui, in preda alla depressione e a (comprensibili) manie di persecuzione, si suicidò non appena apprese la notizia.
E l’accumulatore orgonico venne dimenticato per anni. Curioso che, anziché la comunità scientifica, fu una cantantautrice britannica, Kate Bush, a rendere omaggio a Reich nel 1985 con il brano Cloudbusting («scacciare le nuvole»), nel cui videoclip è Donald Sutherland a interpretare lo scienziato intento a sperimentare il macchinario per controllare la pioggia, prima che gli «uomini in nero» facciano irruzione nel suo laboratorio per arrestarlo... Cercatelo in rete, è uno splendido video.
Evidentemente il Sistema non ha alcuna intenzione di promuovere ogni tipo di innovazione che potrebbe rendere più indipendente il singolo cittadino. E così, tra le pagine de Il manuale dell’accumulatore orgonico, si legge: «La scoperta dell’orgone è molto più al sicuro nelle mani del cittadino medio che nelle mani di politici, accademie delle scienze o organizzazioni mediche di svariato genere. [...] Come la luce del Sole, l’aria e l’acqua, l’energia orgonica è parte della natura che esiste ovunque e deve essere disponibile a tutti, libera dal controllo e da regolamentazioni restrittive, non è brevettabile e non può essere controllata da alcun individuo singolo o corporazione».
Quante scoperte che avrebbero rivoluzionato, semplificato o migliorato il nostro stile di vita sono state affossate? Quanti scienziati sono stati dimenticati e di quanti non è stato valorizzato il lavoro? Quanti sono stati accusati di «cialtroneria» o «ciarlataneria», attaccati per il loro stile, il loro abbigliamento, la loro igiene personale, o chissà cos’altro, piuttosto che seriamente considerati per le loro idee? O peggio ancora messi «al rogo» o fatti sparire per sempre, insieme alle loro scoperte?
Mentre Reich sperimentava macchinari per modificare il clima, anche in Italia c’era qualcuno che faceva qualcosa di simile. Sto parlando di Pierluigi Ighina. Allievo di Guglielmo Marconi, da giovane si interessò allo studio della natura, delle forze motrici e dell’elettromagnetismo. Le sue ricerche lo portarono a delineare il concetto di ritmo magnetico Sole/Terra e alla scoperta di quello che lo stesso Ighina chiamava «atomo magnetico». Secondo Ighina, al centro del sole vi sarebbe un cuore magnetico che pulsa al ritmo del cuore umano. Ighina riteneva che, tramite l’applicazione della «filosofia della spirale», si sarebbe potuta migliorare la vita dell’uomo attraverso la costruzione di «artefatti elettromagnetici». E difatti egli stesso presentò diverse invenzioni, per mezzo delle quali sarebbe stato possibile rigenerare cellule morte, allontanare i terremoti (progettò una «valvola antisismica») e allontanare o avvicinare le nuvole (come faceva Reich).
Molti testimoni riportano che Ighina, vivendo vicino a Imola ed essendo infastidito dal rombo dei motori delle Formula Uno, durante il Gran Premio attivava di proposito il suo macchinario per procurare precipitazioni atmosferiche. E così, dopo pochi giri dal via, i piloti erano costretti a fermarsi ai box e a sostituire le gomme, a danno dello spettacolo e della gara.
Altri ricordano anche di un terremoto che coinvolse le zone del modenese, ma che non investì la vicinissima città di Imola, dove Ighina viveva e dove aveva installato la sua «valvola antisismica». Ighina, però, a differenza di Tesla, cercò sempre di evitare il clamore della stampa, portando avanti i suoi esperimenti e le sue ricerche in modo appartato, e non brevettò mai le sue apparecchiature, né tentò di ricavarne un profitto. Forse fu questo il motivo per cui riuscì a vivere oltre i novant’anni e a morire di vecchiaia. Ma anche le sue scoperte vennero dimenticate.
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