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giovedì 21 novembre 2013

RICERCA SVIZZERA CONFERMA: IL CANCRO E' NATURALE E PUO' AUTOGUARIRSI. DIAGNOSI PRECOCI E CHEMIOTERAPIA SONO IL VERO PROBLEMA

E se con il cancro si potesse convivere?

La domanda suona provocatoria, ma la risposta è affascinante: sì.

Volete le prove?

Durante l'8° Congresso nazionale di medicina omeopatica di Verona (1), tenutosi nel novembre 2008, sono stati presentati i risultati di autopsie eseguite in Svizzera su cadaveri di persone morte non per malattia – per esempio, in un incidente stradale – e il loro esito ha comprovato che molte di loro avevano uno o più tumori, ma non sapevano di averli. In questa specifica indagine è risultato qualcosa di sconvolgente:


­ Il 38% delle donne (tra i 40 e 50 anni) presentavano un tumore (in situ) al seno;

­ Il 48% degli uomini sopra i 50 anni presentavano un tumore (in situ) alla prostata;

­ Il 100% delle donne e uomini sopra i 50 anni presentavano un tumore (in situ) alla tiroide.

Con tumore in situ s’intende un tumore chiuso, chiuso nella sua capsula, non invasivo che può rimanere in questo stadio per molto tempo e anche regredire.

Che di tumore si può anche non morire, lo conferma anche lo psicologo clinico e sociale Luigi De Marchi, autore di numerosi saggi conosciuti a livello internazionale: «Non è una rarità che, nelle autopsie sui cadaveri di vecchi contadini delle nostre valli più sperdute, ho trovato tumori regrediti e neutralizzati naturalmente dall’organismo: era tutta gente che era guarita da sola del suo tumore ed era poi morta per altre cause, del tutto indipendenti dalla patologia tumorale».


Esponendo i suoi dubbi sull’utilità delle diagnosi e delle terapie anti­tumorali, De Marchi (2)
afferma: «Se la tanto conclamata diffusione delle patologie cancerose negli ultimi decenni in tutto l’Occidente avanzato fosse solo un’illusione ottica, prodotta dalla diffusione delle diagnosi precoci di tumori che un tempo passavano inosservati e regredivano naturalmente? E se il tanto conclamato incremento della mortalità da cancro fosse solo il risultato sia dell’angoscia di morte prodotta dalle diagnosi precoci e dal clima terrorizzante degli ospedali, sia della debilitazione e intossicazione del paziente prodotte dalle terapie invasive, traumatizzanti e tossiche della Medicina ufficiale? Insomma, se fosse il risultato del blocco che l’angoscia della diagnosi e i danni delle terapie impongono ai processi naturali di regressione e guarigione dei tumori?».

Di certo, sappiamo che nel corso della vita è “normale“ sviluppare tumori, la stessa Medicina sa bene che sono migliaia le cellule tumorali prodotte ogni giorno dall’organismo. Queste, poi, vengono distrutte e/o fagocitate dal Sistema Immunitario, se l’organismo funziona correttamente.

Molti tumori possono addirittura regredire, se la nostra energia vitale risanatrice (la Vis Medicratix Naturae) è libera di agire.

Ma cosa succede al meccanismo vitale di autoguarigione, se dopo una diagnosi di cancro la vita viene letteralmente sconvolta dalla notizia del male? Succede che viene data forza alla malattia piuttosto che alla possibilità di guarigione. E siccome la Fisica Quantistica ci insegna che l'osservatore cambia l'osservato e che la nostra realtà dipende dalla “possibilità” che scegliamo all'interno del campo, ecco che il tumore ne esce rafforzato.

Inoltre, a livello biochimico, non bisogna dimenticarsi che la chemioterapia distrugge tutte le cellule che si duplicano velocemente, come quelle cancerose, ma anche come quelle del sistema immunitario. Ecco che quindi la chemio elimina sì le cellule malate, ma anche quelle che dovrebbero farci guarire. Infatti, nei migliori dei casi, la chemio potrà contrastare l'80% del tumore, e il restante 20% sarà debellato sempre e solo dal nostro organismo. Sottoporsi a una seduta di chemio non è quindi sempre così vantaggioso, soprattutto alla luce del fatto che oggi è risaputo che i chemioterapici sono loro stessi concausa nello sviluppo dei tumori.


Qualche esempio?

Una vasta ricerca condotta per 23 anni dal prof. Hardin B. Jones, fisiologo dell’Università della California, oltre a denunciare l’uso di statistiche falsate, provò che i malati di tumore che NON si sottopongono alle tre terapie canoniche (chemio, radio e chirurgia) sopravvivono più a lungo o almeno quanto coloro che ricevono queste terapie. (3)

Il prof. Jones ha dimostrato che le donne malate di cancro alla mammella che hanno rifiutato le terapie convenzionali hanno mostrato una sopravvivenza media di 12 anni e mezzo, quattro volte superiore a quella di 3 anni raggiunta da coloro che si sono invece sottoposte alle cure complete. (4)

Un’altra ricerca pubblicata su The Lancet del 13/12/1975 (che riguarda 188 pazienti affetti da carcinoma inoperabile ai bronchi), dimostra che la vita media di quelli trattati con chemioterapia è stata di 75 giorni, mentre quelli che non ricevettero alcun trattamento ebbero una sopravvivenza media di 120 giorni. (5)

Su questo blog, non vogliamo spingervi a rifiutare di sottoporvi agli esami, agli screening e ai trattamenti oncologici ufficiali, ma intendiamo fornire semplicemente delle informazioni che normalmente vengono oscurate, e che invece potrebbero aiutare la scelta terapeutica di una persona.

Va sottolineato, infatti, che gli studi parlano di tumori “in situ”, cioé senza metastasi. Se il tumore è localizzato, il sistema immunitario del nostro corpo ha ancora tutte le risorse per poterlo controllare, farlo regredire o addirittura debellare del tutto. Questo perché le cellule impazzite del cancro sono semplicemente cellule che hanno ricevuto un errore informazionale e che, quindi, hanno smesso di funzionare correttamente. Dando loro le giuste informazioni, esse possono ristabilire la loro corretta funzionalità. La nostra forza vitale opera esattamente in questo modo: corregge gli errori informazionali che il nostro corpo riceve quando è sottoposto quotidianamente a diversi tipi di stress.

Il Dr. Marco Fincati, ideatore del Metodo RQI, parte proprio da questi principi per ripristinare nel corpo i corretti flussi di energia, attraverso tre soluzioni che affrontano i tre livelli della nostra persona (materia, energia e spirito) e che debellano i diversi tipi di stress (squilibri dei cinque elementi, tossine, elettrosmog, stress emotivo) che, più o meno consapevolmente, rischiamo di subire.

«Ogni cellula malata è una cellula che non riceve amore. Infatti, in situazioni di stress, il nostro corpo attiva il sistema simpatico, un meccanismo di protezione. È la paura che attiva il nostro sistema simpatico. Spesso, nella società moderna, a causa di paure generate da credenze limitanti, lo attiviamo più del necessario. In questo modo, inibiamo il sistema parasimpatico che, al contrario, è il meccanismo di crescita e sviluppo del nostro corpo che ci permette di rimanere sempre in uno stato di perfetto equilibrio e benessere. Quando siamo in parasimpatico siamo in amore e le nostre cellule ricevono tutte le giuste informazioni per mantenersi in buona salute».

Come la psicologia, le malattie psicosomatiche e le guarigioni spontanee confermano, tutti i comandi che il nostro copro riceve partono dalla nostra mente. Ma non da quella conscia: il 95% è infatti controllato dal nostro subconscio. Il problema, è che oggi facciamo fatica a mettere in comunicazione tra loro i nostri due pensieri, conscio e inconscio. Il Metodo RQI, attraverso un approccio scientifico e test kinesiologici, ci insegna a comunicare con l'inconscio e a diventare consapevoli dei meccanismi che sostengono la nostra vita.


Fonti:
(1) Conferenza “Medicalizzazione della vita e comunicazione sanitaria” del Dottor Gianfranco Domenighetti – già Direttore sanitario del Canton Ticino – tenuta il 22 novembre 2008 al VIII° Congresso nazionale di medicina omeopatica di Verona.
(2) Medicina kaput col mito del placebo?, Luigi De Marchi 
www.luigidemarchi.it/innovazioni/educazione/articoli/01_medicinakaput.html
(3) “Il tradimento della medicina”, Alberto Mondini
(4) Idem
(5) Idem


venerdì 8 novembre 2013

Gli antipsicotici causano il restringimento del cervello (e non vi guariranno mai da un disagio psichico).

Se, come ha commentato un medico sul nostro blog, i farmaci “realmente” salvavita si contano sulle dita di una mano, allora tra questi non rientrano di certo gli antipsicotici.
Primo, perché non è mai stato dimostrato che essi possano guarire i disturbi psichici (semmai, possono temporaneamente coprire i sintomi di un disagio emotivo, ma non debellarne le cause).

Secondo, perché gli effetti collaterali ad essi legati sono molto, molto severi.

Uno studio (1) coordinato dalla Professoressa Nancy Andreasen, dell'Università dello Iowa, e considerato il più grande set di dati longitudinali da scansione del cervello mai compilato, è giunto all'inconfutabile conclusione che gli antipsicotici causano il restringimento del cervello.
Afferma la dottoressa Andreasen: «Maggiore è il dosaggio del farmaco antipsicotico, maggiore sarà la perdita dei tessuto cerebrale.» Pertanto, «a causa del loro impatto negativo sul cervello, gli antipsicotici devono essere utilizzati con grande attenzione perché possono avere conseguenze permanenti sulla salute e sulla felicità delle persone a cui vengono somministrati.»
Lo stesso studio, è arrivato a definire l'uso di psicofarmaci per lungo periodo come una “lobotomia chimica” poiché gli antipsicotici possono effettivamente alterare irreversibilmente la normale funzione del cervello, oltre a causare obesità, ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia e diabete.
Uno degli effetti collaterali più evidenti è la discinesia tardiva, un disturbo neurologico che causa movimenti involontari e incontrollabili, tra cui il farfugliamento, ansia, tremori, incapacità a tenere fermi gli arti, paranoia, angoscia. E dire che gli antipsicotici dovrebbero sedare tutto ciò che è causa di ansia o irrequietezza interiore!
L'aspetto più triste è che a molti bambini sotto i cinque anni vengono abitualmente prescritti questi tipi di farmaci.

Un altro report, realizzato il 2 dicembre 2010 dall'Università degli Studi di Trieste in collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale dell’ASS1, appoggia la tesi sostenuta dall'Università dello Iowa. La ricerca italiana, evidenziando la pericolosità degli antipsicotici, persegue l’obiettivo di ottenere una maggiore attenzione circa l’uso appropriato del farmaco, che spesso viene abusato.
Tra gli effetti collaterali riscontrati dal report, vi sono: confusione mentale, umore instabile e irritabile, disinibizione sessuale e aggressività, movimenti scoordinati, deficit di memoria, di attenzione e di capacità critica.
A questo punto, viene quasi spontaneo chiedersi perché convenga assumere uno psicofarmaco, anche alla luce del fatto che, come sottolinea l'Università degli Studi di Trieste, il 36% dei pazienti che ha interrotto la terapia, ha dichiarato di averlo fatto a causa della sua inefficacia.
In sostanza, si è riscontrata una “sovrastima dei benefici” e una “sottostima della tossicità”.

La Food and Drug Administration (FDA), un organo di controllo americano che ha lo scopo di tutelare e proteggere la salute dei cittadini, dopo aver ricevuto oltre 120.000 segnalazioni di eventi avversi a causa di terapie con antipsicotici, ha richiesto che i tali farmaci rechino sulla propria confezione la banda nera, l'avvertenza più seria circa la pericolosità del farmaco, che di solito è segnalata quando quello stesso farmaco aumenta il rischio di morte.


Se ci pensiamo bene, è assurdo pensare di curare un disagio interiore con una pillola chimica.
Come affermava Albert Einstein, «Nessun problema può essere risolto allo stesso livello a cui è stato posto». Pertanto, se il nostro disturbo è psichico, significa che appartiene alla nostra sfera spirituale, quindi è pazzia cercare di risolverlo a partire dal livello “materia”, agendo sulla chimica del nostro corpo. Forse però, bisognerebbe prima capire bene che l'uomo è qualcosa di più di un semplice aggregato di atomi.


Come afferma il dr Marco Fincati, ideatore del Metodo RQI: «Come la tastiera di un pianoforte presenta le stesse note su più ottave, così anche noi siamo fatti di diversi livelli: materiale (i nostri atomi), energetico (il campo elettromagnetico generato dal nostro corpo, in accordo con i principi della fisica quantistica) e spirituale (la nostra anima, il “soffio vitale di Dio”). Per ciascuno di questi livelli, esistono approcci diversi, volti dapprima a farci capire meglio come funzioniamo, e successivamente a farci comprendere qual è la soluzione migliore che possiamo intraprendere per mantenerci in buona salute o per guarirci.»

Con l'augurio che un giorno tutti capiremo che non sarà una pillola a farci passare le nostre ansie.


Fonte:
(1)

(2)

lunedì 4 novembre 2013

Comunicato stampa - Sold-out il primo Q Day

OLTRE 600 PERSONE A SAN MARINO PER IMPARARE AD AUTO-STAR-BENE, per conoscere il rivoluzionario Metodo RQI e il suo geniale e dibattuto ideatore, il Dr. Marco Fincati


Si chiama Q-Day e sarà la Prima giornata dell'Auto-Star-Bene.

Che cos'è? È un evento dedicato a tutti coloro che vorranno conoscere meglio il Metodo RQI® e le basi scientifiche sulle quali esso si fonda direttamente dalla voce del suo geniale e dibattuto ideatore, il Dr. Marco Fincati.
 Inoltre, sarà illustrato in anteprima mondiale l'ambizioso Q-Project®, che promette di scuotere e far rinsavire la nostra coscienza collettiva.


L'appuntamento è per , venerdì 1 Novembre 2013, presso il prestigioso Palace Hotel – Palazzo del Cinema di San Marino.

Saranno presenti oltre 600 persone da tutta Italia (e non solo), molte delle quali sono già praticanti del Metodo RQI®.

Grazie alle sue rivoluzionarie intuizioni, il dr. Marco Fincati ha saputo applicare i principi della Nuova Scienza e della Fisica Quantistica per valicare le nuove frontiere della Medicina Informazionale. Se ancora non vi sono noti termini quali biofrequenze, Entaglement o epigenetica, non potete mancare.

Quasi 20000 fan su facebook in pochi mesi, oltre 800.000 visualizzazioni sul canale YouTube e centinaia di corsisti – tra cui molti medici e fisioterapisti – che stanno già applicando i principi del Metodo. Se i numeri parlano chiaro, bisogna già parlare di successo.


Partendo da consolidate basi scientifiche, il Metodo RQI® suggerisce un percorso che porta l'individuo a una piena consapevolezza del suo essere, offrendogli gli strumenti per guardare dentro di sé e riconquistare il proprio benessere.



Afferma il Dr. Fincati, ideatore del Metodo: «La nostra mente inconscia controlla il 95% della nostra esistenza, è lei che regola il nostro respiro, il nostro battito cardiaco, la nostra digestione e ogni funzione vitale. È lei che ricorda le emozioni e risponde con un meccanismo riflesso a ciò che viviamo, e il più delle volte noi non ne siamo consapevoli. Imparare a comunicare con la nostra mente inconscia è quindi il primo passo per prendere pieno controllo delle nostre vite. Solo così possiamo determinare se i flussi energetici del nostro corpo sono corretti. E se non lo sono, possiamo capire a che livello (materiale,


energetico o spirituale) dobbiamo lavorare per riequilibrarli.»

Durante il Q-Day – Prima giornata dell'Auto-Star-Bene, si potrà assistere dal vivo a una lezione Teorica e Pratica sul Metodo RQI®. Sarà possibile scoprire LE VERE CAUSE che ci impediscono di star bene (Teoria) e imparare come COMUNICARE CON L’INCONSCIO per individuare le MIGLIORI SOLUZIONI per il proprio benessere (Pratica). Si potrà ascoltare anche le le testimonianze di chi pratica già il Metodo
RQI®.

E c'è qualcosa di più. Il Metodo RQI® non è riservato solo al singolo individuo, ma ha l'ambizione di declinarsi anche verso la collettività, promuovendo un'ideale di società basata su una nuova consapevolezza. È questo l'obiettivo – reale - del Q-Project®. Un progetto utopico? Dice ancora il Dr. Fincati: «Citando Einstein: “La fantasia è più importante della conoscenza”. E in accordo con i principi della Fisica Quantistica: il solo fatto che pensiamo qualcosa, significa che gli abbiamo appena dato la possibilità di esistere.»