Se, come ha commentato un medico sul nostro blog, i farmaci “realmente” salvavita si contano sulle dita di una mano, allora tra questi non rientrano di certo gli antipsicotici.
Uno studio (1) coordinato dalla Professoressa Nancy Andreasen, dell'Università dello Iowa, e considerato il più grande set di dati longitudinali da scansione del cervello mai compilato, è giunto all'inconfutabile conclusione che gli antipsicotici causano il restringimento del cervello.
Primo, perché non è mai stato dimostrato che essi possano guarire i disturbi psichici (semmai, possono temporaneamente coprire i sintomi di un disagio emotivo, ma non debellarne le cause).
Secondo, perché gli effetti collaterali ad essi legati sono molto, molto severi.
Afferma la dottoressa Andreasen: «Maggiore è il dosaggio del farmaco antipsicotico, maggiore sarà la perdita dei tessuto cerebrale.» Pertanto, «a causa del loro impatto negativo sul cervello, gli antipsicotici devono essere utilizzati con grande attenzione perché possono avere conseguenze permanenti sulla salute e sulla felicità delle persone a cui vengono somministrati.»
Lo stesso studio, è arrivato a definire l'uso di psicofarmaci per lungo periodo come una “lobotomia chimica” poiché gli antipsicotici possono effettivamente alterare irreversibilmente la normale funzione del cervello, oltre a causare obesità, ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia e diabete.
Uno degli effetti collaterali più evidenti è la discinesia tardiva, un disturbo neurologico che causa movimenti involontari e incontrollabili, tra cui il farfugliamento, ansia, tremori, incapacità a tenere fermi gli arti, paranoia, angoscia. E dire che gli antipsicotici dovrebbero sedare tutto ciò che è causa di ansia o irrequietezza interiore!
L'aspetto più triste è che a molti bambini sotto i cinque anni vengono abitualmente prescritti questi tipi di farmaci.
Un altro report, realizzato il 2 dicembre 2010 dall'Università degli Studi di Trieste in collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale dell’ASS1, appoggia la tesi sostenuta dall'Università dello Iowa. La ricerca italiana, evidenziando la pericolosità degli antipsicotici, persegue l’obiettivo di ottenere una maggiore attenzione circa l’uso appropriato del farmaco, che spesso viene abusato.
Tra gli effetti collaterali riscontrati dal report, vi sono: confusione mentale, umore instabile e irritabile, disinibizione sessuale e aggressività, movimenti scoordinati, deficit di memoria, di attenzione e di capacità critica.
A questo punto, viene quasi spontaneo chiedersi perché convenga assumere uno psicofarmaco, anche alla luce del fatto che, come sottolinea l'Università degli Studi di Trieste, il 36% dei pazienti che ha interrotto la terapia, ha dichiarato di averlo fatto a causa della sua inefficacia.
In sostanza, si è riscontrata una “sovrastima dei benefici” e una “sottostima della tossicità”.
La Food and Drug Administration (FDA), un organo di controllo americano che ha lo scopo di tutelare e proteggere la salute dei cittadini, dopo aver ricevuto oltre 120.000 segnalazioni di eventi avversi a causa di terapie con antipsicotici, ha richiesto che i tali farmaci rechino sulla propria confezione la banda nera, l'avvertenza più seria circa la pericolosità del farmaco, che di solito è segnalata quando quello stesso farmaco aumenta il rischio di morte.
Se ci pensiamo bene, è assurdo pensare di curare un disagio interiore con una pillola chimica.
Come affermava Albert Einstein, «Nessun problema può essere risolto allo stesso livello a cui è stato posto». Pertanto, se il nostro disturbo è psichico, significa che appartiene alla nostra sfera spirituale, quindi è pazzia cercare di risolverlo a partire dal livello “materia”, agendo sulla chimica del nostro corpo. Forse però, bisognerebbe prima capire bene che l'uomo è qualcosa di più di un semplice aggregato di atomi.
Come afferma il dr Marco Fincati, ideatore del Metodo RQI: «Come la tastiera di un pianoforte presenta le stesse note su più ottave, così anche noi siamo fatti di diversi livelli: materiale (i nostri atomi), energetico (il campo elettromagnetico generato dal nostro corpo, in accordo con i principi della fisica quantistica) e spirituale (la nostra anima, il “soffio vitale di Dio”). Per ciascuno di questi livelli, esistono approcci diversi, volti dapprima a farci capire meglio come funzioniamo, e successivamente a farci comprendere qual è la soluzione migliore che possiamo intraprendere per mantenerci in buona salute o per guarirci.»
Con l'augurio che un giorno tutti capiremo che non sarà una pillola a farci passare le nostre ansie.
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