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giovedì 21 novembre 2013

RICERCA SVIZZERA CONFERMA: IL CANCRO E' NATURALE E PUO' AUTOGUARIRSI. DIAGNOSI PRECOCI E CHEMIOTERAPIA SONO IL VERO PROBLEMA

E se con il cancro si potesse convivere?

La domanda suona provocatoria, ma la risposta è affascinante: sì.

Volete le prove?

Durante l'8° Congresso nazionale di medicina omeopatica di Verona (1), tenutosi nel novembre 2008, sono stati presentati i risultati di autopsie eseguite in Svizzera su cadaveri di persone morte non per malattia – per esempio, in un incidente stradale – e il loro esito ha comprovato che molte di loro avevano uno o più tumori, ma non sapevano di averli. In questa specifica indagine è risultato qualcosa di sconvolgente:


­ Il 38% delle donne (tra i 40 e 50 anni) presentavano un tumore (in situ) al seno;

­ Il 48% degli uomini sopra i 50 anni presentavano un tumore (in situ) alla prostata;

­ Il 100% delle donne e uomini sopra i 50 anni presentavano un tumore (in situ) alla tiroide.

Con tumore in situ s’intende un tumore chiuso, chiuso nella sua capsula, non invasivo che può rimanere in questo stadio per molto tempo e anche regredire.

Che di tumore si può anche non morire, lo conferma anche lo psicologo clinico e sociale Luigi De Marchi, autore di numerosi saggi conosciuti a livello internazionale: «Non è una rarità che, nelle autopsie sui cadaveri di vecchi contadini delle nostre valli più sperdute, ho trovato tumori regrediti e neutralizzati naturalmente dall’organismo: era tutta gente che era guarita da sola del suo tumore ed era poi morta per altre cause, del tutto indipendenti dalla patologia tumorale».


Esponendo i suoi dubbi sull’utilità delle diagnosi e delle terapie anti­tumorali, De Marchi (2)
afferma: «Se la tanto conclamata diffusione delle patologie cancerose negli ultimi decenni in tutto l’Occidente avanzato fosse solo un’illusione ottica, prodotta dalla diffusione delle diagnosi precoci di tumori che un tempo passavano inosservati e regredivano naturalmente? E se il tanto conclamato incremento della mortalità da cancro fosse solo il risultato sia dell’angoscia di morte prodotta dalle diagnosi precoci e dal clima terrorizzante degli ospedali, sia della debilitazione e intossicazione del paziente prodotte dalle terapie invasive, traumatizzanti e tossiche della Medicina ufficiale? Insomma, se fosse il risultato del blocco che l’angoscia della diagnosi e i danni delle terapie impongono ai processi naturali di regressione e guarigione dei tumori?».

Di certo, sappiamo che nel corso della vita è “normale“ sviluppare tumori, la stessa Medicina sa bene che sono migliaia le cellule tumorali prodotte ogni giorno dall’organismo. Queste, poi, vengono distrutte e/o fagocitate dal Sistema Immunitario, se l’organismo funziona correttamente.

Molti tumori possono addirittura regredire, se la nostra energia vitale risanatrice (la Vis Medicratix Naturae) è libera di agire.

Ma cosa succede al meccanismo vitale di autoguarigione, se dopo una diagnosi di cancro la vita viene letteralmente sconvolta dalla notizia del male? Succede che viene data forza alla malattia piuttosto che alla possibilità di guarigione. E siccome la Fisica Quantistica ci insegna che l'osservatore cambia l'osservato e che la nostra realtà dipende dalla “possibilità” che scegliamo all'interno del campo, ecco che il tumore ne esce rafforzato.

Inoltre, a livello biochimico, non bisogna dimenticarsi che la chemioterapia distrugge tutte le cellule che si duplicano velocemente, come quelle cancerose, ma anche come quelle del sistema immunitario. Ecco che quindi la chemio elimina sì le cellule malate, ma anche quelle che dovrebbero farci guarire. Infatti, nei migliori dei casi, la chemio potrà contrastare l'80% del tumore, e il restante 20% sarà debellato sempre e solo dal nostro organismo. Sottoporsi a una seduta di chemio non è quindi sempre così vantaggioso, soprattutto alla luce del fatto che oggi è risaputo che i chemioterapici sono loro stessi concausa nello sviluppo dei tumori.


Qualche esempio?

Una vasta ricerca condotta per 23 anni dal prof. Hardin B. Jones, fisiologo dell’Università della California, oltre a denunciare l’uso di statistiche falsate, provò che i malati di tumore che NON si sottopongono alle tre terapie canoniche (chemio, radio e chirurgia) sopravvivono più a lungo o almeno quanto coloro che ricevono queste terapie. (3)

Il prof. Jones ha dimostrato che le donne malate di cancro alla mammella che hanno rifiutato le terapie convenzionali hanno mostrato una sopravvivenza media di 12 anni e mezzo, quattro volte superiore a quella di 3 anni raggiunta da coloro che si sono invece sottoposte alle cure complete. (4)

Un’altra ricerca pubblicata su The Lancet del 13/12/1975 (che riguarda 188 pazienti affetti da carcinoma inoperabile ai bronchi), dimostra che la vita media di quelli trattati con chemioterapia è stata di 75 giorni, mentre quelli che non ricevettero alcun trattamento ebbero una sopravvivenza media di 120 giorni. (5)

Su questo blog, non vogliamo spingervi a rifiutare di sottoporvi agli esami, agli screening e ai trattamenti oncologici ufficiali, ma intendiamo fornire semplicemente delle informazioni che normalmente vengono oscurate, e che invece potrebbero aiutare la scelta terapeutica di una persona.

Va sottolineato, infatti, che gli studi parlano di tumori “in situ”, cioé senza metastasi. Se il tumore è localizzato, il sistema immunitario del nostro corpo ha ancora tutte le risorse per poterlo controllare, farlo regredire o addirittura debellare del tutto. Questo perché le cellule impazzite del cancro sono semplicemente cellule che hanno ricevuto un errore informazionale e che, quindi, hanno smesso di funzionare correttamente. Dando loro le giuste informazioni, esse possono ristabilire la loro corretta funzionalità. La nostra forza vitale opera esattamente in questo modo: corregge gli errori informazionali che il nostro corpo riceve quando è sottoposto quotidianamente a diversi tipi di stress.

Il Dr. Marco Fincati, ideatore del Metodo RQI, parte proprio da questi principi per ripristinare nel corpo i corretti flussi di energia, attraverso tre soluzioni che affrontano i tre livelli della nostra persona (materia, energia e spirito) e che debellano i diversi tipi di stress (squilibri dei cinque elementi, tossine, elettrosmog, stress emotivo) che, più o meno consapevolmente, rischiamo di subire.

«Ogni cellula malata è una cellula che non riceve amore. Infatti, in situazioni di stress, il nostro corpo attiva il sistema simpatico, un meccanismo di protezione. È la paura che attiva il nostro sistema simpatico. Spesso, nella società moderna, a causa di paure generate da credenze limitanti, lo attiviamo più del necessario. In questo modo, inibiamo il sistema parasimpatico che, al contrario, è il meccanismo di crescita e sviluppo del nostro corpo che ci permette di rimanere sempre in uno stato di perfetto equilibrio e benessere. Quando siamo in parasimpatico siamo in amore e le nostre cellule ricevono tutte le giuste informazioni per mantenersi in buona salute».

Come la psicologia, le malattie psicosomatiche e le guarigioni spontanee confermano, tutti i comandi che il nostro copro riceve partono dalla nostra mente. Ma non da quella conscia: il 95% è infatti controllato dal nostro subconscio. Il problema, è che oggi facciamo fatica a mettere in comunicazione tra loro i nostri due pensieri, conscio e inconscio. Il Metodo RQI, attraverso un approccio scientifico e test kinesiologici, ci insegna a comunicare con l'inconscio e a diventare consapevoli dei meccanismi che sostengono la nostra vita.


Fonti:
(1) Conferenza “Medicalizzazione della vita e comunicazione sanitaria” del Dottor Gianfranco Domenighetti – già Direttore sanitario del Canton Ticino – tenuta il 22 novembre 2008 al VIII° Congresso nazionale di medicina omeopatica di Verona.
(2) Medicina kaput col mito del placebo?, Luigi De Marchi 
www.luigidemarchi.it/innovazioni/educazione/articoli/01_medicinakaput.html
(3) “Il tradimento della medicina”, Alberto Mondini
(4) Idem
(5) Idem


venerdì 8 novembre 2013

Gli antipsicotici causano il restringimento del cervello (e non vi guariranno mai da un disagio psichico).

Se, come ha commentato un medico sul nostro blog, i farmaci “realmente” salvavita si contano sulle dita di una mano, allora tra questi non rientrano di certo gli antipsicotici.
Primo, perché non è mai stato dimostrato che essi possano guarire i disturbi psichici (semmai, possono temporaneamente coprire i sintomi di un disagio emotivo, ma non debellarne le cause).

Secondo, perché gli effetti collaterali ad essi legati sono molto, molto severi.

Uno studio (1) coordinato dalla Professoressa Nancy Andreasen, dell'Università dello Iowa, e considerato il più grande set di dati longitudinali da scansione del cervello mai compilato, è giunto all'inconfutabile conclusione che gli antipsicotici causano il restringimento del cervello.
Afferma la dottoressa Andreasen: «Maggiore è il dosaggio del farmaco antipsicotico, maggiore sarà la perdita dei tessuto cerebrale.» Pertanto, «a causa del loro impatto negativo sul cervello, gli antipsicotici devono essere utilizzati con grande attenzione perché possono avere conseguenze permanenti sulla salute e sulla felicità delle persone a cui vengono somministrati.»
Lo stesso studio, è arrivato a definire l'uso di psicofarmaci per lungo periodo come una “lobotomia chimica” poiché gli antipsicotici possono effettivamente alterare irreversibilmente la normale funzione del cervello, oltre a causare obesità, ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia e diabete.
Uno degli effetti collaterali più evidenti è la discinesia tardiva, un disturbo neurologico che causa movimenti involontari e incontrollabili, tra cui il farfugliamento, ansia, tremori, incapacità a tenere fermi gli arti, paranoia, angoscia. E dire che gli antipsicotici dovrebbero sedare tutto ciò che è causa di ansia o irrequietezza interiore!
L'aspetto più triste è che a molti bambini sotto i cinque anni vengono abitualmente prescritti questi tipi di farmaci.

Un altro report, realizzato il 2 dicembre 2010 dall'Università degli Studi di Trieste in collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale dell’ASS1, appoggia la tesi sostenuta dall'Università dello Iowa. La ricerca italiana, evidenziando la pericolosità degli antipsicotici, persegue l’obiettivo di ottenere una maggiore attenzione circa l’uso appropriato del farmaco, che spesso viene abusato.
Tra gli effetti collaterali riscontrati dal report, vi sono: confusione mentale, umore instabile e irritabile, disinibizione sessuale e aggressività, movimenti scoordinati, deficit di memoria, di attenzione e di capacità critica.
A questo punto, viene quasi spontaneo chiedersi perché convenga assumere uno psicofarmaco, anche alla luce del fatto che, come sottolinea l'Università degli Studi di Trieste, il 36% dei pazienti che ha interrotto la terapia, ha dichiarato di averlo fatto a causa della sua inefficacia.
In sostanza, si è riscontrata una “sovrastima dei benefici” e una “sottostima della tossicità”.

La Food and Drug Administration (FDA), un organo di controllo americano che ha lo scopo di tutelare e proteggere la salute dei cittadini, dopo aver ricevuto oltre 120.000 segnalazioni di eventi avversi a causa di terapie con antipsicotici, ha richiesto che i tali farmaci rechino sulla propria confezione la banda nera, l'avvertenza più seria circa la pericolosità del farmaco, che di solito è segnalata quando quello stesso farmaco aumenta il rischio di morte.


Se ci pensiamo bene, è assurdo pensare di curare un disagio interiore con una pillola chimica.
Come affermava Albert Einstein, «Nessun problema può essere risolto allo stesso livello a cui è stato posto». Pertanto, se il nostro disturbo è psichico, significa che appartiene alla nostra sfera spirituale, quindi è pazzia cercare di risolverlo a partire dal livello “materia”, agendo sulla chimica del nostro corpo. Forse però, bisognerebbe prima capire bene che l'uomo è qualcosa di più di un semplice aggregato di atomi.


Come afferma il dr Marco Fincati, ideatore del Metodo RQI: «Come la tastiera di un pianoforte presenta le stesse note su più ottave, così anche noi siamo fatti di diversi livelli: materiale (i nostri atomi), energetico (il campo elettromagnetico generato dal nostro corpo, in accordo con i principi della fisica quantistica) e spirituale (la nostra anima, il “soffio vitale di Dio”). Per ciascuno di questi livelli, esistono approcci diversi, volti dapprima a farci capire meglio come funzioniamo, e successivamente a farci comprendere qual è la soluzione migliore che possiamo intraprendere per mantenerci in buona salute o per guarirci.»

Con l'augurio che un giorno tutti capiremo che non sarà una pillola a farci passare le nostre ansie.


Fonte:
(1)

(2)

lunedì 4 novembre 2013

Comunicato stampa - Sold-out il primo Q Day

OLTRE 600 PERSONE A SAN MARINO PER IMPARARE AD AUTO-STAR-BENE, per conoscere il rivoluzionario Metodo RQI e il suo geniale e dibattuto ideatore, il Dr. Marco Fincati


Si chiama Q-Day e sarà la Prima giornata dell'Auto-Star-Bene.

Che cos'è? È un evento dedicato a tutti coloro che vorranno conoscere meglio il Metodo RQI® e le basi scientifiche sulle quali esso si fonda direttamente dalla voce del suo geniale e dibattuto ideatore, il Dr. Marco Fincati.
 Inoltre, sarà illustrato in anteprima mondiale l'ambizioso Q-Project®, che promette di scuotere e far rinsavire la nostra coscienza collettiva.


L'appuntamento è per , venerdì 1 Novembre 2013, presso il prestigioso Palace Hotel – Palazzo del Cinema di San Marino.

Saranno presenti oltre 600 persone da tutta Italia (e non solo), molte delle quali sono già praticanti del Metodo RQI®.

Grazie alle sue rivoluzionarie intuizioni, il dr. Marco Fincati ha saputo applicare i principi della Nuova Scienza e della Fisica Quantistica per valicare le nuove frontiere della Medicina Informazionale. Se ancora non vi sono noti termini quali biofrequenze, Entaglement o epigenetica, non potete mancare.

Quasi 20000 fan su facebook in pochi mesi, oltre 800.000 visualizzazioni sul canale YouTube e centinaia di corsisti – tra cui molti medici e fisioterapisti – che stanno già applicando i principi del Metodo. Se i numeri parlano chiaro, bisogna già parlare di successo.


Partendo da consolidate basi scientifiche, il Metodo RQI® suggerisce un percorso che porta l'individuo a una piena consapevolezza del suo essere, offrendogli gli strumenti per guardare dentro di sé e riconquistare il proprio benessere.



Afferma il Dr. Fincati, ideatore del Metodo: «La nostra mente inconscia controlla il 95% della nostra esistenza, è lei che regola il nostro respiro, il nostro battito cardiaco, la nostra digestione e ogni funzione vitale. È lei che ricorda le emozioni e risponde con un meccanismo riflesso a ciò che viviamo, e il più delle volte noi non ne siamo consapevoli. Imparare a comunicare con la nostra mente inconscia è quindi il primo passo per prendere pieno controllo delle nostre vite. Solo così possiamo determinare se i flussi energetici del nostro corpo sono corretti. E se non lo sono, possiamo capire a che livello (materiale,


energetico o spirituale) dobbiamo lavorare per riequilibrarli.»

Durante il Q-Day – Prima giornata dell'Auto-Star-Bene, si potrà assistere dal vivo a una lezione Teorica e Pratica sul Metodo RQI®. Sarà possibile scoprire LE VERE CAUSE che ci impediscono di star bene (Teoria) e imparare come COMUNICARE CON L’INCONSCIO per individuare le MIGLIORI SOLUZIONI per il proprio benessere (Pratica). Si potrà ascoltare anche le le testimonianze di chi pratica già il Metodo
RQI®.

E c'è qualcosa di più. Il Metodo RQI® non è riservato solo al singolo individuo, ma ha l'ambizione di declinarsi anche verso la collettività, promuovendo un'ideale di società basata su una nuova consapevolezza. È questo l'obiettivo – reale - del Q-Project®. Un progetto utopico? Dice ancora il Dr. Fincati: «Citando Einstein: “La fantasia è più importante della conoscenza”. E in accordo con i principi della Fisica Quantistica: il solo fatto che pensiamo qualcosa, significa che gli abbiamo appena dato la possibilità di esistere.»



lunedì 28 ottobre 2013

Ex-manager dichiara: "Alle farmaceutiche non importa guarirvi. Voi non siete pazienti, siete consumatori"


«Ho speso 35 anni della mia vita lavorando nell'industria farmaceutica … e loro non fanno altro che annientare la popolazione di questo mondo … perché lo fanno? Perché vogliono fare soldi, soldi, soldi … A loro non importa della vostra vita, a loro importa solo del loro portafogli … Non sono interessati a curare nessuna delle vostre malattie: tutt'altro. Sono interessati a farvi prendere NUOVE malattie … Voi per loro non siete pazienti. Siete consumatori.»

Chi parla è John Rengen Virapen, ex rappresentante di commercio per la filiale Eli Lilly & Co, uno dei colossi farmaceutici mondiali che compongono la Big Pharma. Virapen non è un santo, ma un pentito. La sua testimonianza è visibile su un video diffuso da Youtube (che è in fondo all'articolo), un estratto dal Convegno AZK che si tenne in Germania nel maggio 2009. Un anno dopo, lo stesso Virapen pubblicò un libro per raccontare nel dettaglio i meccanismi che stanno alla base del mercato dei medicinali. Il libro si titola “Side effects: Death. Confessions of a Pharma-Insider” (“Effetti collaterali: morte. Confessioni di un membro interno della Pharma”) ed e disponibile anche su Amazon.

Nel libro, Virapen si sofferma a lungo nel raccontare il caso “Prozac”.
«Io ho corrotto il governo svedese per ottenere l'autorizzazione a vendere il Prozac in Svezia. E la Svezia ha il Premio Nobel per la Medicina. E così l'evento è stato un esempio per gli altri paesi. Perché l'ho fatto? Perché la società mi disse che la mia carriera professionale avrebbe potuto dipendere da questo...»
Nato in Guyana (Sud America) da genitori indiani, nel 1960 Virapen emigrò in Europa, affamato e senza casa. Presto si trasferì in Svezia, mosso dall'amore per una donna che incontrò nei suoi viaggi. E lì ottenne un lavoro come rappresentate di commercio per la Eli & Co. Virapen contattava i medici locali, li corrompeva con piccoli regali e li incoraggiava a prescrivere farmaci della sua azienda. Così iniziò la sua scalata professionale alla Lilli & Co, di promozione in promozione, fino a diventarne un dirigente. Oggi Virapen è in pensione e – reo confesso - punta il dito sul sistema, denunciando il meccanismo che muove tutto il mercato delle industrie farmaceutiche. Secondo l'ex dirigente, le lobby farmaceutiche hanno il solo scopo di fare sentire le persone malate e di proporre loro nuovi farmaci.
Non sappiamo cosa abbia mosso Virapen a una denuncia tanto trasparente, tuttavia la sua non è una voce isolata.
Gli effetti collaterali sono alla base della medicina allopatica e, come abbiamo già spiegato più volte in questo blog, sono sempre presenti. E così il paziente che prende un antinfiammatorio per curare un dolore muscolare, danneggia inevitabilmente il suo stomaco, poiché i FANS agiscono bloccando la produzione di prostaglandine, una proteina che viene secreta nel corpo in caso di infiammazione ma che, allo stesso tempo, è sempre presente a livello della mucosa gastrica con lo scopo di proteggere lo stomaco.
Le terapie sintomatiche, come accusa Virapen, sfruttano gli effetti collaterali per creare dipendenza dai farmaci. Il paziente guarisce da una malattia, ma poi ne manifesta un'altra. E allora torna a rivolgersi dal medico.

Come si potrebbe evitare tutto questo?

Il nostro corpo in realtà è una macchina perfetta che ha già dentro di sé tutte le risorse per auto-guarirsi. Qualsiasi medicina prendiamo, alla fine è il nostro sistema immunitario che ci permette di recuperare la nostra salute. Infatti ogni sostanza non è altro che un informazione che diamo al nostro corpo affinché esso compia un comando. Il sistema immunitario legge l'informazione e provvede ad auto-rigenerarsi. Prima della medicina farmaceutica, l'uomo si curava riequilibrando le informazioni del proprio corpo in diversi modi. Nel libro The Healing Code, il dottor Alexander Loyd spiega che la storia dell'uomo può essere divisa in cinque “età” della guarigione: preghiera, fitoterapia, farmaci, chirurgia ed energia.
La preghiera è stato il primo modo con cui l'uomo cominciò a comunicare con il suo inconscio, che è la parte della nostra mente che regola tutte le nostre funzioni biologiche. Poi la fitoterapia sfruttò le informazioni di determinate piante o minerali o vitamine; successivamente si sviluppo la farmacia, che cura attraverso la somministrazione di sostanze chimiche (le quali, però, hanno sempre effetti collaterali); infine è arrivata la chirurgia, che “rimuove” il problema attraverso un intervento operatorio. 

E l'energia? 


L'energia è l'ultima frontiera della medicina, quella che il dottor Giuseppe Genovesi, presidente dello PNEI, ha già definito la Medicina Moderna. Essa si sviluppa in seguito alle scoperte della Fisica Quantistica, da Albert Einstein in avanti, ma in realtà fonda le sue origini in tempi molto più antichi: la medicina tradizionale cinese, infatti, già seimila anni fa curava riequilibrando i flussi di energia nel nostro corpo attraverso l'agopuntura o i cinque elementi. 

Oggi, il Metodo RQI del dr. Marco Fincati attinge al sapere antico e lo fonde con quello più recente, basandosi su un modus operandi scientifico e, quindi, riproducibile da chiunque. Se il nostro corpo ha già tutte le risorse per auto-star-bene, tutto quello che ci serve per la nostra salute è maggiore consapevolezza in quello che siamo. E allora saremo davvero liberi dal sistema, dai farmaci e dai loro effetti collaterali.


Fonti:
SideEffects.com: http://sideeffectsdeath.com/
The Healing Code: http://thehealingcodes.com/



domenica 29 settembre 2013

"La chemioterapia è cancerogena, è confermato dall'OMS"

Sembra una barzelletta, purtroppo è tutto vero: la chemio è cancerogena. Sì, avete letto bene: la terapia che dovrebbe curare i tumori, in realtà in alcuni casi è un agente che ne scatena l'insorgere.

In realtà, c'è da dire che già da tempo si conoscono gli effetti collaterali di questa cura.

Per fare un esempio, già nel 1938 il farmaco DES, usato principalmente per curare il cancro alla mammella, era stato messo in discussione per i suoi noti effetti collaterali, anche nel lungo termine. Tuttavia, il DES uscì fuori commercio solo nel 1970, sostituito dall'altrettanto discusso TAMOXIFEN. A proposito di TAMOXIFEN, il ricercatore canadese Pierre Blais lo descrive come “farmaco spazzatura che si pone ai vertici del mucchio di immondizia”, poiché promotore di cancri particolarmente aggressivi all'utero e al fegato, nonché responsabile di fatali coagulazioni di sangue e ostacolo ad altre numerose funzioni.
É sconcertante pensare che tutti quei milioni di donne che decidono di curare il cancro alla mammella con chemioterapie, allo stesso tempo stanno inconsapevolmente assumendo sostanza classificate come cancerogene.

Come se non bastasse, una statistica condotta dall'OMS in unione con l'American Cancer Society, quantifica il reale beneficio della chemioterapia in una media di appena il 2,2%. Come dire: i rischi sono di gran lunga maggiori dei reali effetti positivi.
A tutto questo, c'è una spiegazione scientifica.

La chemioterapia distrugge il DNA di tutte le cellule che si dividono velocemente. Le cellule cancerogene si dividono rapidamente. Ma anche le cellule del sistema immunitario si dividono rapidamente! La chemio, in sostanza, distrugge anche l'unica cosa che può salvarci la vita! Questo avviene perché nel nostro corpo una stessa proteina funzionale (come quelle attivate dalla chemioterapia) può svolgere compiti completamente diversi in distretti diversi del corpo. Sono i famosi “effetti collaterali”. A volte possono essere leggeri; altre volte, come nel caso della chemio, possono essere devastanti.

Altro dato interessante: la chemioterapia non distruggerà mai il 100% delle cellule cancerogene. Al massimo potrà eliminare dal 60% all'80% (nel più ottimistico dei casi!) delle cellule cancerogene. Il “resto” del lavoro è svolto dal nostro sistema immunitario.

La domanda ora sorge spontanea: perché è stato possibile continuare a curare i malati di cancro con la chemio per così tanto tempo, senza cercare una soluzione alternativa?
Pigrizia? Ignoranza? Interessi “maggiori” di quelli dalla salute delle persone (dato che un trattamento chemioterapico può costare al Sistema Sanitario Nazionale anche mille euro al giorno)? Forse a questa domanda non avremo mai una risposta. E allora facciamone un'altra: esiste davvero una soluzione alternativa per la cura del cancro?

Per trovare una risposta, bisognerebbe prima capire cos'è il cancro. Secondo il professor Giuseppe Genovesi, ricercatore universitario presso il Policlinico Umberto I di Roma e presidente del PNEI: «Bisogna riconsiderare l'uomo non più come un organismo biochimico, ma come un organismo biofisico. Le nuove scoperte della Fisica Quantistica ci dicono che noi siamo costituiti sì da atomi, molecole, ma ci dice anche che questi atomi e queste molecole non sono altro che la manifestazione di una determinata frequenza di energia. Il cancro è il risultato di un'alterazione delle frequenze del nostro corpo, che causa un errore informazionale nelle nostre cellule, facendole ammalare. Se quindi guardiamo all'uomo come a un campo energetico costituito da fotoni e non più come a un semplice aggregato di atomi, è chiaro che si può guarire semplicemente ripristinando i corretti flussi di energia nel nostro corpo, in modo tale che le cellule malate riacquistino le giuste informazioni e ripristino le loro corrette funzioni.»

E chi legge le “informazioni” che riceviamo dall'esterno? Per decenni si è creduto che i nostri geni fossero responsabili della nostra salute. Se un genitore era morto di cancro al polmone, lo stesso destino avrebbe potuto attendere suo figlio. Ma non è così. Uno studio condotto dalla università di Montreal ha evidenziato che su 100 donne con cancro al seno, solo 7 trasmetteranno il gene malato alle proprie figlie. E tra le figlie portatrici del gene malato, non è detto che tutte si ammaleranno di cancro. E lo stesso ci insegna lo scienziato americano Bruce Lipton: non sono i geni a farci ammalare, ma il modo in cui il nostro corpo interpreta gli stimoli ambientali. Per questo Lipton parla di “Biologia delle credenze”. La nostra mente inconscia elabora ogni secondo oltre 4 miliardi di informazioni e risponde ad essi in base a come è stata programmata.

Come ci ricorda anche il dr. Marco Fincati, ideatore del Metodo RQI®: «È la nostra mente inconscia che controlla il 95% delle nostre funzioni. È lei che regola la respirazione, la digestione, il battito cardiaco, la pressione arteriosa. È lei che “legge” le informazioni dell'ambiente  e attua meccanismi di risposta appropriati. Allo stesso modo, è lei che sa quali frequenze sono giuste per noi. Possiamo quindi comprendere quanto sia importante imparare a comunicare con la mente inconscia, se vogliamo prendere piena consapevolezza della nostra vita. Imparare a comunicare  con la nostra Mente Profonda è infatti l'unico modo per determinare autonomamente se i flussi di energia nel nostro corpo sono corretti o scorretti. Le cellule impazzite del cancro non sono altro che cellule che hanno ricevuto frequenze sbagliate. Ridando loro le giuste informazioni, esse possono riappropriarsi della loro corretta natura e ripristinare tutte le loro funzioni.»

Da quali risorse possiamo attingere per ridare le giuste frequenze al nostro corpo? Il Metodo RQI® lo fa a partire da tre soluzioni, che lavorano sui tre differenti “livelli” che costituiscono l'essere umano: la materia, l'energia e lo spirito.


sabato 28 settembre 2013

"La Medicina del futuro curerà a distanza": le conclusioni del Prof. Genovesi coerenti con l'approccio RQI

Lui si chiama Giuseppe Genovesi, è ricercatore presso il Policlinico Umberto Primo di Roma, presidente dello PNEI e promotore di quella che è già stata definita come la Medicina del Futuro. PNEI sta per “Psico Neuro Endocrino Immunologia”. 

«Il corpo umano è il risultato di un'integrazione di sistemi. Noi non siamo sistemi costruiti a compartimenti stagni. Siamo vivi e “funzioniamo” grazie alla sinergia tra i sistemi nervoso, endocrino e immunitario. I quali sono a loro volta controllati dalla nostre psiche», spiega il professor Genovesi.

Invece «I nostri corsi di laurea (in Medicina, ndr) non sono integrati ad altre discipline che hanno una storia molto più antica della nostra, né ai nostri studenti viene spiegata la fisica quantistica, che ha cambiato i paradigmi dell'ormai riduttiva fisica newtoniana. C'è una costrizione culturale per la quale vengono insegnati paradigmi terapeutici prestabiliti e non altri.»

E così l'individuo non è più un individuo, ma è una malattia, che viene gestita con un approccio terapeutico sempre uguale. Ma per dieci individui affetti da una stessa patologia, le soluzioni terapeutiche non possono essere sempre uguali. Questo perché ogni persona ha una sua specificità che non può essere tralasciata, ma che deve sempre essere considerata. 

Da queste considerazioni, il professor Genovesi ha avvertito la necessità di trovare nuove soluzioni. Il suo è un approccio olistico (l'uomo è considerato nel suo insieme e non come semplice “agglomerato” di organi o tessuti) che sfrutta le nuove conoscenze della fisica quantistica integrandole con le tradizioni più antiche. 

Proprio come fa il Metodo RQI.

Spiega ancora Genovesi: «Siamo tutti d'accordo che la medicina è una soltanto. Essa viene poi espressa in modo diverso a seconda del contesto culturale in cui è nata. La nostra medicina è galileiana ma oggi è stata inquinata dagli interessi delle lobby farmaceutiche. Questa medicina è efficace nell'emergenza, ma discutibile se si devono affrontare malattie croniche.»

Il nuovo approccio proposto dal professor Genovesi fa tesoro, tra le altre cose, del principio quantistico secondo il quale le particelle correlate comunicano tra loro. Questo principio è stato spiegato da più di un esperimento. «Per esempio, si è prelevato del sangue di uno stesso soggetto e lo si è messo in due provette diverse. Solo in una provetta è stato iniettato un virus, allo scopo di promuovere la creazione di anticorpi da parte dei globuli bianchi. Si è verificato che gli anticorpi venivano effettivamente prodotti non solo dal sangue nella provetta che aveva ricevuto il virus, ma anche in quella che non lo aveva ricevuto.»

Tutto questo è spiegato anche dalla teoria dei biofotoni del fisico Fritz-Albert Popp. Aggiunge il professore: «Nel concreto, ciò significa che abbiamo nuove possibilità per curare “a distanza”, prelevando il DNA di un paziente che è correlato al resto del suo corpo. Si può così lavorare sui fotoni del DNA prelevato in modo mirato, immediato e non invasivo.»
Ci sono già persone che utilizzano le foto delle persone per guarirle a distanza. Sembra stregoneria, ma in realtà ha una sua scientificità. Spiega ancora una volta Genovesi: «Se i fotoni vengono sollecitati in un certo modo, siamo in grado di produrre effetti sul paziente anche se si trova altrove. Lo abbiamo verificato su un gruppo di topolini, che sono stati fatti ammalare di cancro e che sono stati poi divisi in due gruppi. Un gruppo è stato fotografato e l'altro no. Il gruppo fotografato è stato sottoposto a sollecitazione vibrazionale attraverso le proprie fotografie. I topolini non fotografati sono morti, quelli fotografati e trattati terapeuticamente a distanza, sono guariti.»

Sembra fantascienza. Invece è la medicina del futuro. E i suoi principi sono gli stessi sui quali si basa anche il Metodo RQI® che permette a chiunque, privati e professionisti, di mettere in pratica da subito nella propria vita quotidiana le infinite potenzialità della medicina del futuro.

Impara ad applicare queste informazioni nella vita di tutti i giorni:
   

martedì 17 settembre 2013

Medici e infermieri dichiarano pubblicamente: "La sanità è solo una macchina per fare soldi."

Nell'era di Internet, le informazioni viaggiano sempre più veloci. E le bugie hanno le gambe sempre più corte. Al punto che anche per le lobby di potere internazionali diventa difficile celare la verità. E così sul web si rincorrono le denunce di chi, lavorando in determinate realtà, sente la necessità di informare la "gente" su quello che sa. 
Qualche giorno fa abbiamo pubblicato un articolo che raccontava dell'esperienza del dottor Giuseppe De Pace. Vent'anni di servizio in ospedale, come ortopedico, lo hanno portato alla consapevolezza che la medicina ufficiale è obsoleta, falsa, viziata. La sanità è business. 

«La medicina “ufficiale” è falsa ed è solo uno strumento di potere delle Multinazionali della Salute. Essa è incapace di curare le malattie, al massimo lenisce i sintomi apparenti spostandoli su altri organi e generando nuove malattie, che portano il paziente a un circolo vizioso di dipendenza dal sistema sanitario.»



È bastato un post su questo blog e un link sulla nostra pagina facebook, ed ecco una pioggia di commenti ad asserire, spiegare, fornire esempi, sfogare remore, raccontare verità.

Eccone uno:

«Io lavoro da più di 20 in area critica, ho espletato servizio in automedica per il 118 di Milano, ho preso parte a varie maxi emergenze. Mi sono dimesso da pubblica amministrazione ospedaliera. Ho girato il mondo praticando la professione infermieristica in UK, posso dire che la sanità è solo una macchina per fare soldi. Nessuna industria farmaceutica ha interesse nel guarire la gente in quanto andrebbe a loro discapito e non potrebbero vendere i loro veleni (farmaco dal greco "veleno", in inglese "drug"). (...) Siete abituati a sentire sempre belle bugie che vi mettono a tacere... È ora di cambiare sistema e fare rispettare il giuramento di Ippocrate.»
Davide (Infermiere)

E un altro:

«Faccio parte di quei medici di medicina alternativa che in Italia non viene riconosciuta, sto continuando i miei studi e sono un alieva del metodo del Dottor Hamer... sempre piú gente si rivolge ad un riequilibrio delle proprie energie... Sempre piú medici si stanno liberando del sistema e ci permettono e si permettono una collaborazione... voglio semplicemente dire Grazie.»
Carla (medico)

E un altro ancora:

«Sostengo in pieno. Anch'io medico, anch'io sulla stessa posizione. Farmaci utili come salvavita? 5. Basta con le lobby USA!!»
Eleonora (medico)


Si dice che una fonte non fa una notizia. Ma se più fonti riportano gli stessi fatti, allora la notizia è verosimilmente corretta.
Nell'era di Internet non si può più essere disinformati. Non si può più credere alle bugie.

E allora, come rendersi indipendenti dal sistema e individuare davvero le migliori soluzioni per i propri problemi? 

Il Metodo RQI® ideato dal Dr. Marco Fincati insegna a rendersi più consapevoli del proprio Essere e, quindi, più capaci di trovare da sé le soluzioni migliori o, se non altro, più capaci di valutare ciò che ci viene proposto dall'esterno. Una delle credenze che ci ha inculcato la nostra società è che noi abbiamo bisogno di «qualcuno» che si prenda cura di noi. La realtà è che ciascuno di noi ha già un sistema capace di ovviare al proprio stato di benessere: è la nostra mente inconscia. È la mente inconscia che regola la nostra pressione sanguigna, il nostro battito cardiaco, le nostre funzioni digestive, respiratorie, etc. É lei che «filtra» la nostra realtà e che ci fa percepire determinate emozioni, che a loro volta si ripercuotono in maniera positiva o negativa sulla nostra salute. Imparare a comunicare con l'inconscio è quindi il primo passo per prendere consapevolezza di sè e per cominciare a vivere in armonia con sé stessi. 

Denuncia ad Arezzo: l'Elettrosmog fa ammalare. Ma si può neutralizzare.

Notizia numero uno: è vero, l'elettrosmog fa ammalare. Sempre di più. Notizia numero due: con l'inquinamento elettromagnetico si può convivere. Niente allarmismi, dunque, ma cerchiamo di capire le cause, gli effetti e le possibili soluzioni.

Partiamo da un fatto di cronaca, uno dei tanti sui generis. 

La Sensibilità Chimica Multipla (MCS) è una delle “nuove” patologie dovute a un'esposizione eccessiva e prolungata alle frequenze nocive, quali quelle dei ripetitori. Ne sa qualcosa una donna di cinquanta anni di Talzano, che ha depositato un esposto querela alla Procura di Arezzo contro un colosso della telefonia. La sua casa infatti dista meno di 100 metri da un’antenna che irradia segnale ai cellulari e al wifi e che le crea numerosi disagi. La malattia - di cui soffre un numero sempre più alto di italiani - le sarebbe stata diagnosticata al Policlinico Umberto I di Roma. I sintomi tipici sono svenimenti, difficoltà respiratorie, cefalee ed eruzioni cutanee. La donna afferma che la sua vita è cambiata da quando la malattia si è manifestata: era un’insegnante ma è stata riformata perché non poteva lavorare a contatto con computer e cellulari. Non è al sicuro nemmeno a casa nonostante usi protezioni, mascherine e abbia schermato anche l’interno della sua abitazione. 

Insomma, quella che prima sembrava solo una “possibilità”, ora è stata accertata come veritiera: le onde generate da cellulari, wifi, antenne e ripetitori ci fanno davvero male. Perché? Perché le loro frequenze entrano in conflitto con quelle del corpo umano. In che modo? Per capirlo, dobbiamo spiegare come si comportano due onde quando si incontrano ed entrano in relazione tra loro. 

L'interferenza è quel fenomeno dovuto alla sovrapposizione, in un punto dello spazio, di due o più onde. Incontrandosi, è come se le onde si scambiassero “informazioni” sulle loro specifiche frequenze al fine di formare un'unica onda, frutto dell'addizione delle due frequenze iniziali. Se le due onde sono in fase, allora si sommeranno e l'intensità risultante sarà maggiore rispetto a quella di ogni singola intensità originaria. Si parla in questo caso di interferenza  costruttiva. Al contrario, se le due onde non sono in fase, allora tenderanno ad annullarsi a vicenda (si potrà arrivare addirittura a non verificare più alcun fenomeno ondulatorio). In tal caso si parla di interferenza distruttiva.

Come ci insegna la fisica quantistica, ogni atomo irradia energia e, di conseguenza, è caratterizzato da una frequenza. Anche il corpo umano ha le sue. E così, quando ci troviamo esposti a campi elettromagnetici la cui interferenza è per noi distruttiva, le nostre cellule sono sottoposte a un determinato tipo di stress: l'elettrosmog, appunto. Se lo stress è eccessivo e protratto nel tempo, ecco che può insorgere la malattia.

Come fare, dunque, per salvaguardare il nostro benessere? Poiché oggi non possiamo più rinunciare ai cellulari, né tanto meno evitare l'esposizione ad antenne o wifi, visto che non possiamo eliminare tutte le fonti di frequenze nocive per il nostro corpo, la soluzione è... aumentare le frequenze benefiche!
È quello che si prefigge di fare il Metodo RQI, attraverso tre “tipologie” di soluzioni diverse. Ad esempio, insegnandoci a mangiare in modo energeticamente equilibrato (e allora non si tratterà più di contare le calorie dei cibi, ma di guardare le loro “frequenze”). Oppure, attraverso le Biotecnologie Olistiche, che ci mettono a disposizione onde capaci di ripristinare l'armonia del nostro corpo. O ancora, attraverso la comunicazione con la nostra mente inconscia, la vera responsabile delle nostre risposte agli stimoli ambientali. 
E quando si parla di frequenze benefiche, non si deve pensare solo a uno strumento di “guarigione” da una malattia, ma anche (e soprattutto) a un aiuto per migliorare la qualità delle nostre vite. Perché se il corpo ha la giusta frequenza, allora il benessere coinvolgerà tutti gli aspetti della nostra esistenza: corpo e mente, salute, emozioni e relazioni con gli altri. 

Niente allarmismi, dunque. Ma solo più consapevolezza.

sabato 14 settembre 2013

Il monito di Balasso: "Chi vuole seriamente che scompaia il cancro? Il 'sistema' non vuole soluzioni."

In un video pubblicato sul suo canale youtube "Tele Balasso", che racchiude una spietata analisi sociologica del mondo dell'industria e della pubblicità, Natalino Balasso scimmiotta un anonimo rappresentante del "sistema" e ci avvisa: "Risolvere non serve al sistema, la soluzione dei problemi blocca il sistema. Quello che ci serve è rimediare al tuo problema solo temporaneamente così poi il problema si ripresenta e noi possiamo venderti un altro rimedio. E' l'economia, bellezza! Solo noi abbiamo il rimedio giusto per te!"




Lo scomodo comico "risvegliato" dall'inconfondibile accento veneto, pur avendo calcato i palchi di Zelig e Mai dire Grande Featello, non a caso è assente da tempo dalla tv generalista, e rimane visibile ormai solo in teatro e su internet.

Nello stesso video prima di spiattellare senza remore la sfacciataggine dell'industria dell'alcool, che con l'autorizzazione dello Stato promuove "soft-drink" agli adolescenti e poi  invita ipocritamente a "bere responsabilmente" e "non guidare ubriachi", il comico ci ricorda anche: "Chi vuole seriamente che scompaia il cancro? Se scompare il cancro addio medicinali, addio soldi per la ricerca, addio posti di lavoro. Il sistema non vuole soluzioni."

Rendersi indipendenti dal sistema e individuare davvero le migliori soluzioni per i propri problemi rappresenta l'obiettivo di base del Metodo RQI, il metodo originale e rivoluzionario ideato da un altro veneto "scomodo" e ironico, il Dr. Marco Fincati.